ARC design https://www.arcweb.it Your friendly neighborhood nerdy-dreamer Engineer Mon, 28 May 2018 14:57:22 +0000 it-IT hourly 1 https://i2.wp.com/www.arcweb.it/wp-content/uploads/2015/09/cropped-arc_logo_white2-114x114.png?fit=32%2C32&ssl=1 ARC design https://www.arcweb.it 32 32 51394966 Recensione delle Recensioni https://www.arcweb.it/2015/04/08/recensione-delle-recensioni/ https://www.arcweb.it/2015/04/08/recensione-delle-recensioni/#comments Wed, 08 Apr 2015 16:40:21 +0000 http://www.arcweb.it/?p=744 2015, Anno Domini: credo di essermi perso quel momento in cui si è passati dal diritto di opinione, al dovere di farcela sapere a tutti i costi. A questo punto, quante possibilità ci sono che il genere umano impari a il modo migliore di avere la propria opinione?

Le Recensioni, nel termine più generale della cosa, sono giudizi, pareri, opinioni e valutazioni su idee, fatti, azioni o produzioni altrui.

In generale, è un modo per giudicare un qualcosa a noi esterno e sul quale è legittimo avere il proprio parere ed altrettanto legittimo esternarlo. Se non ci fossero i giudizi altrui, non avrebbe senso alcun tipo di espressione personale o azione in se.

Piccola premessa (tanto per scaldarci): io adoro ascoltare i pareri altrui e pertanto adoro vedere, leggere, ascoltare recensioni, opinioni, valutazioni, per formare il mio pensiero, seguire qualcosa che mi appassiona (magari prima di comprarla, provarla, scaricarla) e fare qualunque tipo di disquisizione in merito. E’ proprio da questo che nascono tutte le valutazioni che faccio ed affronto in questo articolo, che come tale (da cui il titolo stesso) è una MIA recensione delle recensioni.

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WARNING! Pippone ALERT!

Ora, va benissimo e ci sta che si possa avere un proprio giudizio personale su qualcosa e lo si voglia esprimere come si preferisce… anche in una forma errata o basato su considerazioni e valutazioni sbagliate. Se il parere è soggettivo è soggettivo anche come ci si è arrivati a quel parere e sono personali anche le conseguenze di quel parere. Assolutamente legittimo.

Ma anche l’avere un proprio giudizio può essere un’arte in se: l’arte della recensione, appunto. E non per niente è anche un lavoro o una passione in alcuni casi, e spesso il suo contenuto influenza tantissimo il giudizio di tanti altri. Per farla breve, a volte avere una propria opinione significa trasmettere quella opinione a tante altre persone – tendendo poi all’infinito questo ragionamento il mondo si potrebbe dividere tutto in una serie molto ristretta di 2-3 opinioni di qualcosa che si sono generate aggregando pareri ed un gruppo (spesso maggiore) di persone che invece non hanno alcuna opinione in merito.

Non sono d’accordo con quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo.

Voltaire #mancopecazzo

Urlo-di-Sebastian-Eriksson1-300x350Inoltre, dare un parere su qualcosa definisce il nostro gusto personale, quello che ci piace e non ci piace, come gli altri ci osservano e di conseguenza come ci giudicano. Per cui va da se che esistono anche i pareri sui pareri altrui. Recensioni delle recensioni. Giudicare il giudizio altrui e con esso giudicare chi da il giudizio.

Quindi, in buona sostanza, dare il proprio giudizio è importante saperlo fare bene. State bene attenti… con tutto quello che abbiamo appena detto, la prossima volta che darete il vostro parere su qualcosa potreste causare un disastro naturale dell’altra parte del mondo! E non è che potete aprire la bocca (o peggio nascondervi dietro una tastiera) e sparare sentenze senza saperlo fare.

Ed io, senza paura dei vostri giudizi (che sarebbero giudizi sul parere alle recensioni che sono valutazioni magari di un parere altrui in merito a qualcosa) e probabilmente violando le stesse regole che andrò ad esporre, ho preso qualche appunto e considerazione per voi (e mi aspetto altrettanto, ovviamente, nei commenti).

Il vizio del Braccobaldo

Mai cadere nella trappola del parere oggettivo.

E’ vero, so cosa pensate: è un difetto di fabbrica dell’opinione stessa il fatto che chi la ascolta si aspetta di ricevere quasi sempre un parere universale sul fatto stesso. Non diciamo boiate, quando guardiamo la recensione di un videogioco piuttosto che un telefono o leggiamo i commenti altrui su quella borsa griffata che vogliamo comprare su Amazon, oppure ci facciamo consigliare dall’amico la ragazza più baldracca della scuola con cui uscire, VOGLIAMO POTERCI FIDARE. Ci serve un parere il più possibile oggettivo per poter fare una scelta prima di vedere o provare, perché non vogliamo fare la scelta sbagliata, non vogliamo perdere tempo a farci una nostra opinione o vogliamo riciclare (da cui la teoria dell’aggregazione di cui sopra) pareri altrui.

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Questa è una cazzata. Perché l’opinione per forza di cose è SOGGETTIVA. Nessuno riesce al 100% ad estraniarsi da se stesso e porsi in una sorta di stato di onniscenza e giudicare quindi qualcosa totalmente dall’esterno. Inoltre il parere per essere oggettivo necessità di dover considerare i pareri soggettivi DI TUTTI. Altrimenti è un parere oggettivo fuori dal mondo e dalla realtà. Motivo per cui è impossibile, a meno che voi non siate Metacritic.

Per il vizio di conformità di cui dicevo poc’anzi, quindi, nel fare la recensione o dare in generale il proprio parere non bisogna MAI e poi MAI dare per scontato che si sta fornendo a chi legge o ascolta la verità assoluta, vera, provata, ed oggettiva. Non è solo questione di porsi ad un livello inferiore ed essere umili (che già comunque aiuterebbe tanto) ma proprio di non fare questa assunzione mentale nell’impostare il proprio giudizio. E non vale dire “secondo me…” se poi dentro pensiamo che le cose stiano così e basta e che il nostro parere sia l’unico degno di essere ascoltato e se questo traspare nell’altezzosità con cui magari esponiamo le nostre idee.

Non tralasciare il Contesto

Non mi stancherò MAI di dirlo… il Contesto, è importante! Sia quello dell’oggetto del recensire, sia della forma (e soggetto) espositiva. La cosa in realtà, ora che ci penso, è ambivalente. Ma andiamo con ordine.

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Vallo a spiegare agli angolofoni, che il contesto non è importante!

E’ inutile prendere una singola azione, opera, oggetto e recensirlo o dare un proprio parere a riguardo, senza considerare tutto quello che c’è intorno ad esso. Dare un giudizio significa conoscere tutto il background in cui è immerso e da cui proviene l’oggetto della disquisizione. Per carità, i contorni si sfumano, i dettagli non sono necessari al millesimo altrimenti si finisce per distogliere l’importanza del giudizio specifico, ma è una follia ad esempio pensare di dare un parere su qualcosa realizzato 40 anni fa senza sapere cosa c’era intorno, chi l’ha creato, il contesto culturale, sociale e storico e le motivazioni fondanti dell’oggetto stesso del nostro parere. Non è una questione di cercare di essere oggettivi (cosa che peraltro non ci interessa visto il punto appena discusso), ma di avere una visione completa di quello che stiamo giudicando. Poi nello specifico possiamo dare un parere più “pratico” o decontestualizzato per motivi più disparati (in tal senso ci possiamo divertire a portare l’oggetto del nostro parere in un contesto DIVERSO perché sappiamo che esso è di interesse di chi legge o ascolta il nostro parere, e quindi sarà più utile o interessante quello che stiamo esprimendo) ma cavolo, non si può farlo se prima non siamo consapevoli (noi e chi ascolta) del contesto originario di ciò che stiamo valutando e giudicando.

Allo stesso modo, è importante il contesto di chi da il parere, quindi il nostro. Proprio perché si tratta di un parere soggettivo è importante che sia ben chiaro a chi ascolta o legge il nostro parere chi siamo, come la pensiamo (in generale), il nostro grado di conoscenza della materia e perché diamo il nostro parere. E come lo diamo! Se ci esprimiamo a gesti, rutti o scoregge la nostra opinione sarà contestualizzata molto diversamente che andando a portare argomenti, valutazioni ponderate e magari dei paragoni concreti e ben esposti.

safe_imageInfine, nel caso delle recensioni (o pareri che dir si voglia) scritte c’è sempre il rischio che non si capisca il tono del discorso, quando scherziamo, quando vogliamo essere più pungenti o quando invece stiamo sparando dentro del sano e genuino sensazionalismo. La forma della scrittura in questi casi ci viene d’aiuto (per i più GGGiovani ci sono le faccine, i meme, o la Rana Pazza come suoneria del cellulare).

Solo gli Stupidi non cambiano mai Idea

Così come il contesto di chi scrive è importante, è bene notare che esso può cambiare e modificarsi nel tempo. E con esso pertanto, può cambiare l’opinione.

 

Solo i morti e gli stupidi non cambiano mai opinione.

James Russell Lowell

Ci sono 2 tipologie di cambiamenti: quello lieve e quello negativo. Il cambiamento lieve è una specie di “aggiustamento” del proprio pensiero in merito a qualcosa. Piccole sfumature, dettagli, cose che vengono riconsiderate, nuovi elementi alla luce dei quali possiamo dei paragoni diversi, ad esempio. Molto più brutali sono quelli negativi: cambi totali di opinione su qualcosa, che ci fanno ribaltare totalmente il nostro giudizio, e magari ci fanno abiurare un nostro stesso pensiero che trovavamo tanto figo. Ecco, figo, giustamente. Perché è importante difendere il nostro parere come se ne fossimo innamorati. E che cazzo, è tutto nostro, e non ce lo possono togliere. Non possiamo esprimerci al meglio se non siamo sicuri di quello che pensiamo su qualcosa. Anche se il nostro parere è una via di mezzo tra pareri altrui o canonici, tra il giusto e sbagliato, anche se… niente, non importa, è il nostro parere e dobbiamo difenderlo come tale.

MA… dannazione! Solo gli stupidi non cambiano mai idea. L’onestà intellettuale necessaria a dare un proprio parere è anche quella che prevede la possibilità di cambiarlo, un giorno, se lo riterremo non più valido. Fatevene una ragione. Ammettendo questo concetto e facendolo vostro mentre esprimente le vostre idee personali, soggettive e contestualizzate, non svilirete le idee stesse (di cui per forza di cose sarete sicuri, altrimenti meglio starvene zitti ed attendere di formare una vostra idea) ma le rafforzerete, perché non guidate da una forte voglia di dare un parere scolpito sulla pietra, ma semplicemente guidate dalla volontà di ESPRIMERE VOI STESSI.

E non abbiate paura di andare controcorrente, di avere una opinione diversa dagli altri. Perché se è vero che in generale i pareri su qualcosa (a prescindere dalla quantità di pareri delle persone che la cosa stessa raggiunge) si aggregano ed omologano, e della vostra idea potrebbe non sbattersene nessuno, è anche vero che la vostra opinione VI DEFINISCE, voi siete quello che pensate (oltre che quello che fate, per carità, se stuprate i bambini di notte non avete diritto a fare recensioni) ed uno dei macro-pensieri che inglobano gli altri potrebbe essere il vostro, che si insinua lentamente tra le insenature, le crepe e le incertezze delle idee altrui, andando a prenderne il sopravvento. Questo perché, come ho già detto, solo gli stupidi non cambiano mai idea.

Ed in tutta onestà, a questo punto…

VOTO (score)
10/10

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Uccidi la Notifica che controlla la tua Vita https://www.arcweb.it/2014/01/21/uccidi-la-notifica-che-controlla-la-tua-vita/ https://www.arcweb.it/2014/01/21/uccidi-la-notifica-che-controlla-la-tua-vita/#comments Tue, 21 Jan 2014 04:09:17 +0000 http://www.arcweb.it/?p=659 dling! ti è arrivata una nuova mail! Fantastico, adesso la guar- PLOCH! ma guarda che forte questa vignetta di 9GAG dove mi hanno taggat- glluhm! oh, Giggino mi ha consigliato un video musical- para-para-para-parapà! no, non voglio giocare a Farmville! SPLINGH! e mo chi cazz’ è che m’ha bitstrippato? POK! …e che sarebbe un Poke?

Ecco un riassunto di quello che solitamente accade all’utilizzatore medio di Social Network o in generale a chi fa uso delle cosiddette “Applicazioni Web 2.0” (dicasi web 2 la versione dopo il web 1 cioè quell’isola felice dove se andavi su un sito vedevi solo quello e nessuno ti chiedeva se volevi allungarti il pene o visitare la pagina Twitter di Flavia Vento).

Solitamente questo accade – INCREDIBILMENTE – durante le ore più fruttuose della giornata, quelle in cui hai qualcosa di assolutamente importante ed edificante per te e per il tuo futuro da fare e ti senti così coraggioso da fare promesse del tipo << no basta, adesso studio! >> o << devo finire questa pratica entro oggi >> o ancora << devo spegnere quell’incendio per salvare delle vite >> per passare a << mi hanno spezzato il cuore, ora basta con le ragazze stronze >> – roba così.

Ecco, puntualmente tutte queste cose “poco importanti” vengono vanificate da una delle cose che rende più di tutte schiavo l’uomo.

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No, fermi, non parlo di quella cosa, volevo dire quell’altra. Si insomma: la notifica… peggio se PUSH!

Test clinici (dei laboratori L’Oréal de Paris) dimostrano che il 98,9 % di voi (ed essendo in 2 a leggere diciamo ENTRAMBI) non sa cosa diavolo siano le notifiche push – facendo un parallelo “postale” possiamo immaginarle come delle letterine a voi indirizzate che non aspettano che sia tua ad aprire la cassettina della posta fuori casa, ma ti sfondano direttamente la porta d’ingresso a colpi di spranga e si depositano sul divano, con le tue pantofole a guardare la tv al posto tuo.

Tornando seri: il potenziale dello strumento di notifica è enorme. La possibilità di venir avvisati di qualcosa che ci riguarda, meglio se in tempo reale, anzi anche prima che la cosa stessa possa interessarci (qualcuno ha detto Google Now?!?) è enorme ed infinita. Essere sempre in contatto con persone, notizie, fatti, eventi… sapere cosa ha mangiato il nostro vicino di casa o vedere il gattino del fratello della cugina di nostra Zia che fa il coccoloso opportunista come tutti i gattini… IMPAGABILE! Ma siamo davvero noi a decidere COSA VOGLIAMO CI VENGA NOTIFICATO, E QUANDO?

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<< Ecco, adesso parte il pistolotto complottista sulla tecnologia che sta rovinando la società moderna e schiavizzando l’umanità >> direte voi!

E’ qui che vi volevo! La risposta è Sì!

 

Tanto per iniziare, la maggior parte di voi/noi si lamenta frequentemente di quanto Facebook (che sta alla notifica inutile e perditempo almeno quanto il cacio sta sui maccheroni) sia una distrazione totalmente fine a se stessa… eppure non possiamo o vogliamo farne a meno per X motivi. Ma ancora peggio non sappiamo che siamo NOI ad avere il controllo ed il pieno utilizzo di questo tipo di tecnologia (tralasciando tutto il discorso del controllo sottobanco da parte di Google, Apple, Facebook o chi volete voi e della vendita dei dati personali, visto che non sono il tema di questo articolo).

I Social Network, Internet, Andrea Diprè, i Personal Computer e Smartphone vari sono strumenti di “supporto” alla vita quotidiana, sono creati principalmente per questo motivo.

Non è la loro necessità di utilizzo a farli un perfetto strumento per veicolare il consumismo sotto ogni forma (pubblicità, giochi, spam, cazzeggio, incitazione all’odio, ecc ecc) ma al contrario, è la nostra pigrizia e totale disinteresse (o incapacità o quello che vi pare) nell’usarli piuttosto che SUBIRLI a renderci davvero schiavi.

[ ma che bello, pensate che con questi cosi chiamati Blog potete fermarvi, rileggere a piacere quante volte volete e dire ogni volta “no, ma che cazz ha scritto?”… Io lo faccio sempre! ]

Sapevate che ogni prodotto di questo tipo ha delle condizioni d’uso, o delle opzioni per gestirne il funzionamento, soprattutto della Privacy e delle notifiche?

notifications800Dalla chat di Facebook o da Hangouts potete disconnettervi o “disattivare” le notifiche per tot ore in base ai vostri impegni. Se quell’applicazione che spara notifiche a raffica vi da noia potete disinstallarla e non usarla mai più, nonsiamai!

C’è Luigia che vi scrive ogni 3 secondi per farvi sapere di quanti mg/m3 (milligrammisumetrocubo) sono le sue puzzette? Prima di pensare al modo più doloroso per ucciderla prendete in considerazione di disattivare le notifiche solo per i suoi messaggi! Se provate fastidio verso il megagruppo di Whatsapp dove si parla solo di cazzate anche alle 5 del mattino, potete spegnere le notifich- ah, no… Whatsapp non lo permette. Oh, beh… un ottimo motivo per LIBERARSENE! O magari uscire dal gruppo con tanto di spoiler di addio (ho sempre sognato farlo, una cosa tipo “ciao a tutti, esco dal gruppo. Ah, prima di andare: in Fight Club Tyler Durden non esiste, fa tutto Jack. Addio!“). Perchè se proprio non potete controllare il funzionamento di qualcosa, potete sostituirla con un’altra o smettere semplicemente di usarla. MADDAI?!?

O insomma, ancora non avete capito? Ancora vi lamentate che per colpa di Twitter perdete un sacco di tempo invece di studiare? Ma piuttosto, lo sapevate che  potete semplicemente SPEGNERE QUEL CAZZO DI TELEFONO ED ANDARE A FARVI UNA PASSEGGIATA NEI BOSCHI COSI’ MAGARI VI MANGIANO GLI ORSI? Lo sapete, ma continuate ad usare le impostazioni di default della Privacy ed a lamentarvi.. condividete foto di voi nudi allo specchio mentre fate la cacca e poi vi lamentate con Facebook se tutti sanno i cazzi vostri e vi insultano perché fate la cacca brutta.

Logico.

 

Le Notifiche Push le ha inventate Apple.... STRANO!

Le Notifiche Push le ha inventate Apple…. STRANO!

Ma non è così stupido essere schiavi della tecnologia? Qualcosa che l’uomo ha inventato per migliorare e supportare (il termine inglese è “augument”, e quant’è bello) tutta una serie di task o attività quotidiane, lavorative, sociali, o semplicemente per procacciare figa? Ma quando si parla di essere schiavi di qualcosa, il vero punto non è che siamo costretti ad usarla, ma che spesso non vogliamo neanche sapere cosa facciamo o come gestire quello che facciamo.

INFORMATEVI CAZZO! Imparate, non dovete subire le cose che dovrebbero invece migliorare la vostra vita. Il cervello umano è una macchina concepita per l’apprendimento, soprattutto se basato su esperienze dirette –  Trial & Error vi dice niente? No? Allora facciamo che iniziate a sbattere la testa al muro finché non esce sangue. Fatto? Bene, adesso avete voglia di rifarlo? NO? Ecco… BINGO!

Ed allora, se siete ottusi non prendetevela con la tecnologia o il progresso.

E pensate seriamente a quella storia degli Orsi!

Adesso le spegni ste cazzo di notifiche?

Adesso le spegni ste cazzo di notifiche?

SDING!

Che balle sto telefono… scusate, mi è arrivata una notifica da Google+… avevo dimenticato di spegnerle.

Adesso devo proprio lasciarvi, ho gente da insultare altrove.

ATTENZIONE! è arrivato l’arrotino

Nessun Orso è stato maltrattato durante la scrittura di questo articolo, ne tantomeno ho abusato di servizi di notifica per farvi leggere questa cosa contro il vostro volere. Ogni riferimento a nomi, cose, città, animali realmente esistiti vale 10 punti ed un giro di obbligo, verità e conseguenza. Se vi sentite offesi, turbati o schifati da questo post, allora.. YAY! Missione Compiuta! Date un’occhiata al manifesto sul contenuto di questo Blog prima di inviarmi mail di reclamo, denunce, querele o teste di cavallo mozzate tra le coperte.

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Loco Con Da Frenchy Talkin’ https://www.arcweb.it/2014/01/18/loco-con-da-frenchy-talkin/ https://www.arcweb.it/2014/01/18/loco-con-da-frenchy-talkin/#comments Sat, 18 Jan 2014 14:03:30 +0000 http://www.arcweb.it/?p=602 Immaginate una discoteca con le lucine strobo, i laser e tanto casino. Trovate quel DJ truzzissimo stranamente piacevole, tanto da fischiettare la melodia ancheggiando. Tra disgusto e sollazzio viene fuori un punkettone chitarra-munito che sotto al motivetto ti ci schiaffa un riff metal di buon gusto e parte quel genuino pogo cattivo. Stai ascoltando… Loco Con Da Frenchy Talkin’!

Non è assolutamente possibile restare indifferenti, nel bene o nel male, al primissimo impatto con questo disco. Fin dal primo attacco in Disto Cake veniamo trascinati nel mood da trip festaiolo con tanto di base funkettona e voce elettronica… ma è quando la chitarra entra nel frullatore che si parte davvero in quarta con l’inaspettato Headbanging. Suona proprio così questo Loco Con Da Frenchy Talkin’ (che provando a tradurlo risulta qualcosa come “Matto con la parlata francese”), riff Hard Rock (a tinte quasi metal in diversi punti) mescolati a basi elettro-pop a volte leggere e frivole a livello di godibilità ed ascolto ma mai povere di complessità o elaborazione.

Shaka Ponk Personalmente il primo pensiero che ho avuto per questa band è quella di una versione “rock” dei ben più famosi Black Eyed Peas… in verità risulta davvero difficile inquadrarli o definirli a livello complessivo piuttosto che pezzo per pezzo. Diciamo intanto che questo primo album si discosta dai lavori più recenti degli Shaka Ponk e non per niente è stato realizzato tra il 2006 ed il 2009 senza ausilio di discografici o major alcuni, prima che la band sfondasse nello show business francese. L’amalgama di generi è in questo caso molto più  netta e brutale e mantiene spiccatamente un sapore più Indie e sicuramente in alcuni episodi forse più riuscito senza dover per forza ricercare apprezzamenti facili dal pubblico.

Fin dall’inizio si può assaggiare il meltin’ pot musicale e culturale oltre che linguistico che la band francese cerca di proporre prepotentemente e sfacciatamente. Anche dando uno sguardo ai testi oltre che alle varie sfaccettature melodiche, ci si rende conto che suona tutto come una amalgama di sub-cultura che parte da elementi molto intimistici (il termine SHAKA è il nome in sanscrito del Buddha) ad altri più universali come il pacifismo, uguaglianza, ambientalismo, passando poi per tematiche più istintive o quotidiane, come la frugalità e libertà sessuale o l’abuso di droghe o l’omosessualità e via dicendo. I testi, a detta della band, sono ispirati da persone che incontrano durante i loro tour e viaggi in giro per il mondo (ed ovviamente l’Europa), e senz’altro si tratta di tematiche molto popolari e vicine in qualche modo a tutti pur non cadendo nel pop o nel banale (anzi, sono molto ricercate anche grazie al particolare “slang” che usano, fatto di Inglese principalmente ma anche Francese, Spagnolo ed Esperanto) che permette alle loro canzoni di essere universali e suonare come una sorta di massivo trip mentale rock-elettronico e psichedelico. In particolare sempre secondo la band, tutti i testi sono scritti e proferiti da GOZ, la scimmietta-mascotte che viene appunto immaginata come uno dei membri del gruppo tanto da apparire costantemente durante i concerti e video a mezzo di proiezione in CGI.

ecco ad esempio un estratto live in cui GOZ sfida alle percussioni il batterista della Band, espressione perfetta dell’energia live del gruppo

 

A tal proposito, Frah il front-man del gruppo e Steve il tastierista sono fondamentalmente due Geek, non tanto per darsi una immagine figa agli occhi dei fan ma perchè realmente hanno un passato come sviluppatori di grafica e programmazione web: basta dare un’occhiata al loro sito, fatto tutto in casa, o al comparto visivo di cui dotano i loro live o videoclip, assolutamente visionari, pieni di trasformismo (anche stilistico) e modernità.

Roba forte.

 

5 C’è una sensazione continua di stranezza e stravaganza totale ma la cosa più affascinante per me come ascoltatore è che in tutti quei momenti in cui una canzone inizia a darmi noia per il suo motivetto esageratamente naif ecco che arriva quel tocco classe che “sporca” e colora tutto e rende quel pezzo dannatamente interessante ed apprezzabile all’ascolto. Ne sono esempio diversi pezzi, in base ovviamente ai gusti personali: ad esempio già il secondo Eh là Mala Lama LAïco che parte tutto funky yo bro e poi si ritrova con un riff rock molto intrigante quanto classicheggiante, o la inquietante quanto fastidiosa Tekno Kills che si trasforma in un pezzo fomentatissimo o infine quella che trovo assolutamente più scostante, Da Teen Town che inizia come una odiosa musichetta da “hit estiva” e finisce in un exploit degno dei migliori Limp Bizkit.

Il risultato finale è qualcosa di assolutamente “Loco” e… divertente. Sì, perché il divertimento è forse il punto focale di tutti questi pezzi, oltre che della versante live del gruppo, ed ascoltandoli si sente come sicuramente tutto il collettivo si sia senz’altro divertito nel concepire ed incidere pezzi per pezzo questo lavoro. Non mancano pezzi musicalmente più leggeri e scarni, come My Boom is Bumping o Spit Low (versione “smooth” quasi acustica della monumentale Spit, inquietante e trascinante allo stesso tempo).

Tra i vari pezzi, oltre a quelli che si prestano fantasticamente come hits (Fonk Me, Hell’o, Dot.coma e Spit) vorrei dare una sorta di menzione d’onore alla closing track, Sonic. A mio parere da un tocco di chiusura potente ed allo stesso tempo spirituale a questo lavoro che personalmente ho apprezzato tantissimo nonostante non sia sicuramente il meglio che la band ha da offrire. Inutile negare infatti che molti brani si sente la mancanza di un tocco “femminile”, tanto che spesso ci sono voci con connotazioni simili (grazie ad effetti elettronici o cantato in falsetto o molto probabilmente perchè la band ha fatto entrare in studio di registrazione in quel momento qualche puttanone o tranvione franco-marocchino ubriaco che si trovava a passare da quelle parti o rimorchiato in qualche festa). In quest’ottica la scelta degli Shaka Ponk di far entrare nel collettivo l’esplosiva Sam a partire dall’album The Geeks And The Jerkin’ Socks (album in cui iniziano a mostrare i muscoli) è stata assolutamente azzeccata e da un senso di completezza al suono di questa intrigante band.

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Loco Con Da Frenchy Talkin’ è un album complesso e dalla non immediata digestione a meno di avere un orecchio e gusto musicale da fuori di testa, ma sa regalare tante sodddisfazioni soprattutto a chi vuole conoscere gli Shaka Ponk nella loro versione più naturale e senz’altro originale. Merita qualche ascolto in più almeno per metabolizzare il sound che lo compone, ed una scrematura che per forza di cose verrà fatta in base ai vostri gusti personali e background musicale. Una sorpresa… dimostrazione di quanto il panorama musicale al di la di alcuni generi ben più netti sia assolutamente genuino ed intrigante.

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Uno, Nessuno e Centomila https://www.arcweb.it/2014/01/10/uno-nessuno-e-centomila/ https://www.arcweb.it/2014/01/10/uno-nessuno-e-centomila/#comments Fri, 10 Jan 2014 17:21:40 +0000 http://www.arcweb.it/?p=589 Che colpa abbiamo, io e voi, se le parole, per sé, sono vuote? Vuote, caro mio. E voi le riempite del senso vostro, nel dirmele; e io nell’accoglierle, inevitabilmente, le riempio del senso mio. Abbiamo creduto d’intenderci, non ci siamo intesi affatto – Luigi Pirandello

La tentazione di aprire il primo post del 2014 ™ con una citazione figa di un autore figo (così a caso) era troppo forte, di quelle cose da fare almeno una volta nella vita. Ciò detto, la citazione non è realmente a caso e ci porta direttamente al punto del discorso (visto, niente chiacchiere inutili stavolta): che cosa contiene questo Blog?

Insomma, quando apro un blog o sito web, ci sono determinate cose che mi aspetto di leggere e trovare… e posso capire alcuni di voi che potrebbero trovarsi spiazzati nell’aspettarsi una pagina di presentazione personale e professionale seria, pulita, precisa e stringata. Oh, suvvia, ho deluso le vostre aspettative.

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Elementare, Watson!

Mi sembrava doveroso chiarire questo aspetto, se non fosse già stato chiaro leggendo il mio about: questo Sito Web ha un tono prettamente “informale” e tutti i suoi contenuti (chi più, chi meno) sono realizzati in modo semiserio e con lo scopo di presentare esclusivamente me stesso, i miei pensieri, quello che mi piace e le riflessioni che faccio “nel quotidiano” in un modo molto diretto e semplice, soprattutto senza prendermi sul serio che è una cosa che odio – preferisco che siate voi, miei piccoli lettori, a prendermici. Sia chiaro, sono una persona seria e professionale sul lavoro – prendo seriamente e “di petto” i problemi e le sfide… chi mi conosce dal vivo e mi ha visto lavorare lo sa bene e spero quello che faccio renda giustizia a questo aspetto di me. Ma non ce la farei davvero a scrivere di me su un Blog o Pagina Web che-dir-si-voglia se non lo facessi in modo totalmente ironico, scanzonato ed informale. Sarebbe come crederci davvero, mentre parlo e pubblicizzo me stesso… non fa parte del mio modo di essere, semplicemente.

Preferisco che siano le cose che faccio e dico a parlare di me, più che il modo in cui le dico o espongo – dopotutto, ho aperto questo sito per parlare di me e lo farò quindi a modo mio.

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Inserirò dei tag su Anonymous in questo articolo, tanto per trollare i crawler di Google e giocare con il vostro istinto da complottisti #massìdai

Uno, Nessuno e Centomila quindi non a caso – spero in qualche modo che almeno alcune delle varie sfaccettature della mia personalità traspaiano (o traspargano per i più giovani) da questi post, senza crederci veramente, senza l’aspettativa che qualcuno le legga realmente (si, tu sei senz’altro un’eccezione) e senza il vezzo di essere “professionale” quando parlo dei miei lavori, del mio curriculum vitae o quant’altro. Non è questa la sede per farlo.

Le parole appunto, di per se sono vuote. E’ il modo in cui vengono lette che le riempie e soprattutto quel che a voi resta delle mie chiacchiere. Spero che in qualche modo vi resti qualcosa, leggendo i miei turpiloqui amichevoli, almeno qualcosa di me che valga la pena conoscere. Quindi vi prego, non aspettatevi contenuti seriosi e professionali in questo Sito Web.

Un giorno (in una Galassia lontana, lontana) realizzerò una sezione adeguata, molto più professionale e seria… senza il cazzeggio ampolloso di cui infarcisco il mio Portfolio, per dire. Magari non so, un modo per separare le parti più cazzeggione da quelle dallo stampo più serio e politically correct: me lo immagino come qualcosa tipo “clicca qui per abilitare il filtro cazzate” o una roba del genere. Adesso come adesso non ne sento realmente la necessità o il bisogno.

Preferisco che mi conosciate così, come sono, papale papale e senza dovermi per forza trattenere per fare bella figura o dare un scena di me… un po’ come faccio sui vari Social Network (come Facebook o tutti gli altri che permettono l’esportazione dei contenuti).

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BAM! Appunto, ecco una delle prime foto del 2014, direttamente da Facebook

No, non mi sto giustificando e non sento il bisogno di farlo. E’ solo che… come dite? Vi sto sulle balle? Nessun problema. Ci sono millemila altri blog da leggere in rete. Auguri.

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https://www.arcweb.it/2014/01/10/uno-nessuno-e-centomila/feed/ 1 589
ROB del Bosco Scuro https://www.arcweb.it/2013/11/27/rob-del-bosco-scuro/ Tue, 26 Nov 2013 23:55:22 +0000 http://www.arcweb.it/?p=549 Ho iniziato a lavorare a questo progetto insieme al mio caro amico cyano99 (al secolo Luciano Bonvini) – lavoro tra l’altro che segna il mio ritorno allo Sviluppo Web dopo un bel po’ di tempo (e devo ringraziare Luciano per avermi coinvolto data la mia esperienza “tecnica” con WordPress).

Obiettivi e Presupposti

Il punto di partenza e le basi erano molto semplici: un sito web di “vetrina” di una rinomata azienda di Prodotti Biologici del mantovano ed un negozio online per iniziarli alla vendita “al dettaglio” con meno intermediari possibili. I simpatici proprietari di ROB disponevano già di un portale di partenza, realizzato da precedenti sviluppatori ma per i loro scopi non ancora funzionale ed utilizzabile, per cui l’idea era prendere questo portale, aprirlo come una scatola di sardine e farcirlo di tutto l’amore informatico che ARC e cyano99 potevano offrirgli per la terra, le cose buone, i valori de na vorta e la composta di Prugne selvatiche (ma che d’è sto necst? – cit Rob).

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Un framework “drag & drop”… riuscite ad immaginare la faccia che ho fatto quando ho aperto il sito da “migliorare” ed ho trovato questo?

Fin da subito ci siamo cimentati con difficoltà non messe a preventivo col cliente – primo cruccio l’aggiornamento del Framework che usava il “vecchio” sito, cioè PlatformPro di Pagelines che attualmente ha raggiunto l’EOL e non è più supportato. Al contrario ci è andata meglio con la piattaforma di e-commerce, cioè WooCommerce dove abbiamo aggiornato l’aggiornabile e siamo rimasti fermi alla 1.6.x per non rischiare di perdere il tema installato. In generale abbiamo dovuto accontentarci di quello che c’era a disposizione e buttare via la maggior parte delle idee dietro al concept originale del “portale”.

Cosa ho imparato

Dal punto di vista tecnico la sfida è stata sicuramente mettere mano a qualcosa di già fatto male e di comprenderne il funzionamento complessivo senza poter scegliere quali tecnologie utilizzare e come implementare il tutto. Quindi una sorta di lavoro al contrario rispetto al mio solito, anche se non è di certo la prima volta che sperimento la reingegnerizzazione (anche se alcuni aspetti sono stati rivisti solo macroscopicamente). Ho anche effettuato un lavoro di coding intrigante per estendere un Plugin nell’e-commerce e tral’altro è la prima volta che lavoro con WooCommerce e la prima in generale che metto a punto un sistema E-COMMERCE (e non mancherò in futuro di farlo ancora).

Finalmente ho messo in pratica alcune conoscenze acquisite durante gli studi di Ingegneria del Software e HCI – Human Computer Interaction ed ho utilizzato un metodo di progettazione e strutturazione del lavoro che unisce il rigore tecnico di certi concetti e la “praticità” del dover essere veloci e lavorare insieme a qualcuno che queste conoscenze non le ha (pur avendo dalla sua l’esperienza)… un ottimo risultato che ha rallentato i lavori all’inizio ma indubbiamente ha ripagato a partire dalla fase di sviluppo che è stata praticamente quasi immediata.

Questo progetto è dedicato tutto a Rado e Vlado – senza di loro sarebbe stato tutto quanto diverso <3

Purtroppo il fattore tempo e “mole di lavoro” ci ha un po’ fregati… effettivamente abbiamo lavorato per un solo sito web, quando di fatto ne abbiamo realizzati (o aggiornati e pompati di steroidi) due interi. Sicuramente ho imparato molti dettagli del mondo “commerciale” ed ho appreso qualche trick su come si tratta col cliente e come gestire meglio preventivi e stime di questo tipo di lavori. Ho imparato a non sottovalutarmi ed a credere un pochino di più nelle mie capacità oltre ad aver riacceso in me la voglia di non accantonare del tutto lo Sviluppo Web – e non posso che ringraziare Luciano per questo.

Il risultato finale

Il nostro lavoro (almeno dal mio punto di vista) è stato encomiabile… ci abbiamo messo tutte le nostre capacità – il resto per fortuna lo hanno fatto la qualità dei prodotti, la bellezza delle immagini e l’impegno che queste persone mettono nella loro attività commerciale. Le immagini parlano da sole…

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Per ulteriori informazioni vi rimando direttamente al sito oggetto di questo articolo: www.robdelbosco.com.

Questo lavoro è iniziato nella prima settimana di Ottobre 2013 ed è stato consegnato il 27 Novembre 2013 (e spero avrà sviluppi futuri).

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Beyond: Due Anime, prime riflessioni https://www.arcweb.it/2013/10/07/beyond-due-anime-prime-riflessioni/ https://www.arcweb.it/2013/10/07/beyond-due-anime-prime-riflessioni/#comments Mon, 07 Oct 2013 00:28:10 +0000 http://www.arcweb.it/?p=493

<< Dalla mente visionaria di David Cage, direttore del pluripremiato Heavy Rain, un’esperienza fortemente emozionale su PlayStation 3. Originale action thriller con ELLEN PAGE and WILLEM DAFOE, BEYOND: Due Anime ti porterà in un viaggio attraverso la straordinaria vita di Jodie Holmes >>

saranno riusciti i QuanticDream a mantenere le promesse?

Largo ad ogni dubbio: non ho ancora messo le mani sul gioco completo ma come tutti voi comuni mortali ho semplicemente scaricato la demo dal PSN per saggiare le doti del nuovo prodotto dei pluriacclamati QuanticDream che seguo già dai tempi di Fahrenheit e che già al tempo mi spinsero -mio malgrado- ad acquistare la PS3 esclusivamente per l’appetitosissimo Heavy Rain. Ciò detto potete ovviamente immaginare come la mia attesa di questo Beyond: Due Anime sia in qualche modo direi “mistica”.

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Si parla di Beyond ormai da quando ho acquistato la PS3, 2 anni fa

Mastica*” direte voi! Ma su, andiamo, fermi… fatemi finire il pistolotto di apertura, fate sfogare la mia necessità di essere prolisso almeno qui così più avanti prometto di arrivare al dunque in due o tre sparate.

Quando si sforna un prodotto ogni 2-3 anni e lo si fa con qualcosa del calibro dei precedenti lavori (sicuramente Heavy Rain è uno dei giochi che come si dice in gergo “ha venuduto la PS3″… ed io ne sono prova tangibile, per l’appunto) ci si trova necessariamente a fare i conti con dei fan molto esigenti, con aspettative altissime e pronti a giudicare ogni possibile passo falso. Sia chiaro: non sono propriamente un nostalgico, uno di quelli che “si stava meglio quando si stava peggio” e non sto giudicando la demo sotto quest’ottica – cerco solo di essere il più possibile oggettivo nell’analisi e soggettivo nell’esprimere giudizi.

BeyondTwoSoulsDemoScreenDopo aver preordinato l’edizione speciale del gioco -in uscita il prossimo 9 Ottobre- anche se nei passati mesi di attesa (diciamo pure un paio d’anni) mi sono tenuto ben lontano da qualsivoglia video, anteprima, intervista et similia (più che altro per frenare “la scimmia”, già fomentatissimo per il precedente gioco), ho deciso di concedermi ormai sulla soglia del DAY ONE, una prova con la demo ufficiale… così da arrivare a piccoli passi a gustarmi –come un bambino che appanna la vetrina del negozio di giocattoli– questa piccola gemma.

PS3 in salotto, tv Sony da 40 pollici, bottigliona d’acqua, cuffie da minatore e buio totale per coronare il momento…. PLAY.

Sorvolo sulla descrizione di quanto succede a schermo, la demo tocca due momenti importanti della trama ed in particolare due fasi temporalmente distanti della vita di Jodie, la giovane protagonista interpretata dall’attrice Ellen Page. Jodie è fin dalla nascita legata ad una misteriosa entità invisibile ed incorporea di nome Aiden dal quale non può staccarsi e che interferisce in vari modi con la sua vita (mostrandosi a tratti molto protettivo ed allo stesso tempo quasi compulsivamente violento nel voler far parte della sua esistenza) e crescita. Le premesse sono più che ottime e sicuramente i personaggi sono molto carismatici e complessi così come le vicende che li legano ed animano anche se ovviamente la demo non entra nel merito di quasi nessuno di questi aspetti, anzi cerca di essere meno spoilerosa possibile.

In questa foto Cage fa più paura di Dafoe

In questa foto Cage fa più paura di Dafoe

Sicuramente sono stato piacevolmente colpito dal livello di dettaglio e realismo raggiunti sia nella di grafica che nelle animazioni: i personaggi si muovono (e si fanno muovere) in modo naturale e sempre diverso a seconda delle situazioni e stato emotivo. Sembra quasi sparito o comunque attenuato quel senso di “stranezza” che si prova ogni volta che cerchiamo di far muovere il troncone poligonale in direzioni o modi assurdi non previsti dal gioco – anche in questi casi tutto sembra una parte in più di una qualunque sequenza recitata da attori in carne ed ossa. Tutto senz’altro merito della nuova tecnica di modellazione che integra il motion capture classico ad una recitazione in presa diretta con gli attori, proprio come se si stessero esibendo a teatro (date un’occhiata a questo interessante video del making of).

Non sono riuscito a saggiarlo bene ma da quanto ho letto anche le scelte che il giocatore compie durante l’evoluzione della trama sono state integrate e fuse talmente bene da non si riuscire a percepire in quali casi abbiamo “cambiato” binario… per noi giocatori è tutta una storia potenzialmente “lineare” ma dettata da scelte principalmente nostre (ovviamente il livello di granularità di questi possibili cambiamenti si attesa sempre nell’ordine di quello che saranno i 23 possibili finali per l’avventura).

Quanto può essere distruttivo Aiden? A voi la scelta!

Quanto può essere distruttivo Aiden? A voi la scelta!

La grafica e gli effetti visivi così come la musica sono quindi sicuramente al top del momento e spremono le capacità elaborative della PS3 al massimo… niente da dire se non belle cose da questo punto di vista. Bellissimo il controllo su Aiden e le varie possibili azioni che questo personaggio può esercitare -dietro nostra decisione- sul mondo materiale.

Qual’è il problema allora? Se è vero che buona parte del successo di un gioco come questo è la trama e quanto o come il giocatore riesce ad immedesimarvici mantenendo un grande livello di interattività ed intrattenimento, non dobbiamo dimenticarci del fattore gameplay, che appunto gioca un ruolo decisivo nel coinvolgimento di chi sta dall’altra parte dello schermo.

Una delle cose che ho sempre apprezzato tantissimo in Heavy Rain ma anche nel precedente lavoro di Cage, Fahrenheit (che seppur aveva un approccio più “arcade” se vogliamo in questo aspetto) è come le varie azioni, sequenze concitate e non da parte del personaggio sotto il nostro controllo fossero sempre accompagnate da necessità di movimenti tramite pad (o Controller Move) molto vicini a quelli effettuati dal nostro alter ego. Oltre ad essere intrigante di per se (e nelle parti più rapide e veloci in cui c’è poco tempo per pensare anche molto complesso da fare nel modo giusto) la cosa che adoravo era entrare in questo modo a far parte dell’azione, quasi soffrendo ed ansimando per una scazzottata o inseguimento furioso. Ed ahimè, questo io nella demo di Beyond… non l’ho sentito!

A tratti mi sentivo così

A tratti mi sentivo così, spettatore di qualcosa di bellissimo, ma pur sempre spettatore

Analizziamo un’attimo la scelta dietro a questo aspetto: i QuanticDream hanno fortemente voluto un gameplay più immediato così da eliminare delle barriere potenzialmente inutili di complessità nell’eseguire azioni col controller che magari risultano “nel caso reale” molto più immediate e naturali. Tutto è stato alleggerito da orpelli inutili e si è fatta particolare attenzione alla possibilità di trasferire questa interfaccia di controllo su uno smartphone o tablet tramite una apposita “companion app”.

CDR457840 digital rectal exam

David Cage ha dichiarato che è possibile finire tutto Beyond usando un solo dito!

Fine ultimo di questa mossa è permettere ad uno spettatore “random” della nostra partita (la nostra ragazza piuttosto che nostro padre o lo zio australiano che non sapevamo manco di avere) di intervenire in co-op nella nostra avventura “in qualche modo” (immagino interagendo con Aiden) tramite un controller molto più immediato presente sull’app (Android ed iOS) e che sicuramente queste sozze ed ignoranti (in quanto a videogames) figure sapranno usare molto meglio di un qualunque controller PS3.

Tutto molto bello e sicuramente una bella pensata… sarà interessante da provare come cosa ma… era davvero necessario? Senz’altro il gameplay non poteva essere lo stesso di Heavy Rain (molto complesso a livello totale di azioni quick time da effettuare, tanto che spesso durante delle fasi particolari del gioco sbagliavo ad effettuarli scambiando una azione per un’altra – e questo è male perchè durante una scazzottata non è realistico dare un pugno col braccio sbagliato o saltare invece di accovacciarsi) e QuanticDream doveva scegliere una direzione diversa, ma… perchè puntare proprio sull’immediatezza totale e sull’accessibilità ad un numero molto maggiore di persone? Perchè in modo così netto?

Credo che questa risposta derivi fondamentalmente dalla natura di questo prodotto: non è un gioco, non è un film… eppure è entrambe le cose. Di fatto è stato recitato, scena per scena come un film… ed è stato sviluppato come un gioco. Viene “fruito” dal giocatore e spettatore come un videogame a tutti gli effetti ma contrariamente da quanto accadeva nelle precedenti prove del team francese, io giocando alla demo mi sono sentito in molti momenti un semplice SPETTATORE.

1370954254-beyond-two-souls-1La percezione di star GIOCANDO spesso svaniva, soprattutto nelle sequenze più concitate per i motivi spiegati poc’anzi. Vi lascio questo spunto di riflessione  legato alle differenze tra un film interattivo ed un videogame d’avventura ed a cosa porterà questo esperimento di Cage nel futuro dell’intrattenimento videoludico ed in quello di celluloide. Le premesse sono in parte fantastiche ed in parte potenzialmente disastrose. Sarebbe tanto assurdo, in un futuro non troppo lontano ormai, pensare di videogiocare un film e guardare passivamente un videogioco?

Personalmente, non mancherò di dare un senso di completezza a questo articolo con uno “a posteriori” dopo aver concluso la mia esperienza con questo Beyond: Two Souls.

In fondo a me le demo non sono mai piaciute…

 

*mastica: si pronuncia [ma-sti-ca’] ed è un modo per chiedervi di farvi gli affari vostri, sostanzialmente.
E allora mastica!

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Il mio Curriculum Vitae https://www.arcweb.it/2013/05/13/il-mio-curriculum-vitae/ https://www.arcweb.it/2013/05/13/il-mio-curriculum-vitae/#comments Mon, 13 May 2013 13:22:14 +0000 http://www.arcweb.it/?p=417 Ho inserito e “promosso” (per quanto possibile) il mio Curriculum Vitae su alcune piattaforme web per il collocamento e visibilità professionale – potete pertanto visionare il mio profilo e CV aggiornato direttamente su queste pagine: Linkedin, Monster, InfoJobs ed Almalaurea (non dispone di un profilo pubblico) oltre che su alcuni Social Network (Facebook e Google+ principalmente) in forma parziale.

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L’importanza di chiamarsi CV

Il mio Curriculum Vitae è disponibile nella sezione “Professionale” di questo sito, dedicata appunto alla mia vita Lavorativa, a questo indirizzo.

 

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The greatest Band in the World https://www.arcweb.it/2013/05/10/the-greatest-band-in-the-world/ https://www.arcweb.it/2013/05/10/the-greatest-band-in-the-world/#comments Fri, 10 May 2013 21:00:18 +0000 http://www.arcweb.it/?p=282

<< La band di cui sto per parlarvi mi ha chiesto di non scrivere assolutamente questo articolo ma, DANNAZIONE io lo farò lo stesso, perchè LI AMO e sono la più sensazionale band che io abbia mai ascoltato – in assoluto. Non hanno bisogno di presentazioni… i Tenacious D >>

In tanti (in realtà pochi, comunque mai abbastanza) avranno visto il film del 2006 Tenacious D e il Destino del Rock – dico pochi perchè in realtà questa piccola chicca musical-cinematografica è stata un flop commerciale nonostante ormai postuma abbia raccolto un certo seguito di fan diventando (come successo a prodotti di ben altri generi) un film di culto tra nerd e presunti rocker di ogni dove.

130945dd8d770ca21-tenaciousdOra… se non l’avete mai visto correte subito a farlo perchè nonostante contenga delle parti totalmente non-sense ed altre un pochino fiacche questo film è davvero piacevole da guardare e farcito di canzoni che faranno godere ogni fan del Rock e Metal che si rispetti (meglio se guardato in lingua… ahimè, il nostro doppiaggio è ben fatto ma non al livello delle voci originali) – come direbbero i due protagonisti – questo è il più grande film di tutti i tempi! [e tral’altro contiene innumerevoli camei dal mondo della musica e del cinema]

Detto questo, non prendetemi per pazzo e seguitate: pochissimi (me compreso fino ad un mesetto fa) sapevano che in realtà i Tenacious D non soltanto sono una band realmente esistente ma  oltretutto  la loro nascita risale a ben prima del film stesso! Dall’unione della verve gargantuesca di Jack Black (che ricorderete in parecchie commedie d’oltreoceano insieme agli amici Ben Stiller, Owen Wilson e Will Ferrell) e Kyle Gass (stella del Actor’s Gang di Tim Robbins al quale un giovane JB rubò inizialmente la scena) nascono nel 1994 i Tenacious D. Dopo varie composizioni e concerti vengono scritturati dalla HBO per una miniserie e successivamente si autodirigono nel film omonimo – parallelamente una discreta carriera musicale per la Epic Records li accompagna fino ad oggi dove sono ancora impegnati in concerti in tutto il mondo per promuovere il loro ultimo lavoro Rize of the Fenix.

Fermi tutti: vi ho trollato! Quella che vi ho appena raccontato non è la vera storia dei D. Le loro gesta non son degne di essere narrate così, come una sorta di, non so, lista di stupidaggini fatte in passato dalla band – è necessaria semmai una vera e propria cronaca di tutto ciò che questa grandiosa band ha rappresentato negli ultimi anni per il mondo intero con la loro epicità. In effetti, come giustamente faceva notare un tizio da qualche parte che ho letto (che chiameremo d’ora in poi Random Guy from a competitor’s Blog) i Tenacious D hanno più “origini” di Spider-Man. La band infatti ama particolarmente giocare sulla loro storia e grandiosità ostentando un passato che nasce dalle fauci dell’inferno stesso, camminando passo passo con Gesù e la sua croce fino ai nostri giorni -con molte altre imprese epiche nel mezzo- per “rockeggiare” per noi (come ci raccontano in The History) tanto per citare un esempio.

tenaciousd_bwMesso in chiaro, pace fatta, ormai avrete capito che non starò qui a raccontarvi di come la loro musica sia definibile come una sorta di incrocio tra Hard Rock, Metal, Blues, Jazz e comicità teatrale, cosa che tral’altro capirebbe anche un bambino pensando al mastodontico carisma di Jack Black (devo davvero parlarne?) unito alle capacità con la chitarra acustica di Kyle Gass. Due smargiassi fanfaroni che nei loro pezzi parlano appunto di come siano la band migliore al mondo, delle loro grandi capacità sessuali (consigliatissimo l’ascolto di Double Team) piuttosto che improbabili e reiterati incontri con il Demonio (o un suo presunto Tributo, tral’altro la loro hit di maggior successo) o parodie dei migliori epiteti Epic Metal (con draghi, spade, maghi, dèmoni e donne nude) per finire con semplici cronache della loro amicizia e storia musicale.

In ogni album sono presenti (a volte più a volte meno) degli intermezzi “recitati” che fanno da intro ai vari pezzi e permettono alla band nelle esibizioni live di improvvisare degli sketch al limite dell’assurdo per passare da un brano all’altro (fantastico l’ingresso in scena del robottone karateka in “The Metal”).

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Tutta la band al completo durante una esibizione Live

Esibizioni live nelle quali brillano particolarmente sia per l’improvvisazione che per la grande presenza scenica che la coppia (e la band che li accompagna, vi assicuro di tutto rispetto) riescono ad offrire – e guardatevi questa goduriosa esibizione acustica vah!

Purtroppo per voi italici ignorantoni, per poter godere appieno delle meravigliosità che questa band può offrirvi è necessaria una buona conoscenza dell’inglese parlato (o “ascoltato” se preferite)… abbastanza da capire almeno buona parte degli in-jokes presenti nei loro testi (oltre che il significato dei pezzi stessi). Per chi fosse scettico sulle qualità musicali del duo, posso solleticare la vostra curiosità menzionando che un certo Dave Grohl (frontman dei Foo Fighters nonchè ex batterista dei Nirvana) suona in tutti i loro full-length album e si è autodefinito il loro fan numero uno oltre che tra i loro primi sostenitori insieme ad un compianto Ronnie James Dio – entrambi questi grandi nomi li hanno tral’altro ospitati nei loro videoclip dell’epoca (Learn to Fly e Push, rispettivamente).

Tirando le somme vorrei raccontarvi come questi due ragazzoni, oltre che proporre ottima musica per un amante dell’Hard Rock classico come me e farmi fare tante gaudiose risate, mi hanno insegnato e fatto riflettere su una loro caratteristica molto affascinante… cito le parole dello stesso Black durante una chiacchierata con Conan O’Brien:

Inizialmente c’era questa sorta di “gioco” tra di noi per cui cantavamo di continuo di essere la band più grande al mondo… ma in fondo nelle nostre teste volevamo davvero esserlo. E devo dire che ormai non ci sono più dubbi. In fondo, se non pensi di essere la più grande band del mondo, allora perchè non sciogliersi… voglio dire perchè farla una band altrimenti? Non voglio un gruppo che crede di essere “abbastanza forte”, voglio che siano i migliori – ed è ciò che siamo. La più grande band al mondo.

obey1Ecco, questo signori è un esempio del puro spirito della coppia – il loro “pretendere” di essere i più grandi gli dona (oltre che un grande carisma e sicurezza di se, nonostante sia chiarissimo che la band non si prende davvero sul serio o comunque non è “snob” nel farlo) una sorta di speciale capacità nel mostrarsi realmente grandi al pubblico che li idolatra e li ama anche per questo loro modo di fare da approfittatori sempre superiori a tutto e che inneggiano al loro “seme da rockstar” (tanto da metterlo in vendita).

Oh andiamo, non è questo il vero spirito del Rock n Roll? Nonostante appaiano come due (vecchi) panzoni con la chitarra sulla trippa, uno spellacchiato e con indosso infradito sopra i calzini bianchi (tipo gli Inglesi in Autunno) e l’altro che canta intere parti imitando onomatopeicamente il suono della chitarra in modo buffo ed indicibile… beh nonostante QUESTO la loro superiorità autoimposta li porta al di la di ciò che realmente sono, imprimendo la loro immagine buffa e rockeggiante nelle nostre menti.

Ce lo dicono tral’altro anche nel recente To be the Best

The power of Being
Is what you’re feeling
You gotta believe
That you’re smply the best!

Per concludere, vorrei lasciare a tutti voi pigri bastardi che mi leggete un video che possa esprimere il meglio di questa band messo insieme. Se avete letto bene tutte le chiacchiere che vi ho tirato fuori vi renderete conto anche da soli che di carne al fuoco ce n’è molta e non è davvero così facile come possa sembrare sintetizzare l’estro di questa coppia… ad ogni modo quello che segue è quanto ho pensato per voi. Buona visione e… OBEY THE D!

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Rig Veda https://www.arcweb.it/2013/05/09/rig-veda/ https://www.arcweb.it/2013/05/09/rig-veda/#comments Thu, 09 May 2013 10:10:08 +0000 http://www.arcweb.it/?p=261 Rig Veda è la mia primissima opera di scrittura simil-romanzesca sottoforma di webserie a puntate. Io la definisco webnovel, qualcosa che sicuramente non vedrete mai in formato cartaceo ma pensata esclusivamente per la fruizione tramite Internet. Al momento ancora incompiuta ed in fase di (lentissima) pubblicazione sullo spazio web ufficiale www.cetramod.it/rigveda.

C’è ampia descrizione su altre pagine degli argomenti e temi affrontati in questo mio piccolo lavoro di natura puramente “amatoriale” che pertanto non verranno affrontati in questa pagina – mi fa piacere ricordare come, assolutamente a digiuno di scrittura di qualsiavoglia tipo di racconto, romanzo o tema, mi sono spinto alla realizzazione di questo progetto perchè da sempre appassionato di racconti “horror” oltre che ovviamente di aspetti psico-sociali e culturali e di come possano abbracciare a stretto giro tematiche più oscure. E’ un esperimento e spero lo vediate come tale – personalmente per me è già un gran successo riuscire a portarlo avanti ed apprezzarlo in via del tutto personale.

screenshot_oldRigVeda

Oltre all’attuale portale web dedicato alla pubblicazione di questa avventura ho realizzato, al tempo del suo debutto, un CMS compatto ed orientato alla lettura (molto modesto e realizzato in un tempo davvero esiguo) di nome simpleDHR. L’attuale pagina web ufficiale di Rig Veda è stata concepita (utilizzando WordPress) come evoluzione naturale di quei concetti che sono già presenti nel progetto originale (ad esempio la modalità Fullscreen e la flessibilità rispetto al Device utilizzato per la lettura presente nei temi Responsive per WP). Potete trovare ancora attivo questo portale con alcune vecchie puntate della serie a questo indirizzo.

In chiusura voglio spendere due parole per l’opera gemella a questa, Late Messiah, scritta dal mio caro amico Andrea Corinti (e vi consiglio la lettura del suo sfiziosissimo Blog) – anch’essa storia a puntate sebbene con tematiche e modalità differenti ma ambientata nello stesso mondo di finzione e collegata e Rig Veda da numerosi dettagli e concetti (tra cui in particolare l’essere ambientati dopo una presunta Apocalisse). Vi rimando al sito web dedicato per approfondire anche su questa serie – buona lettura!

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https://www.arcweb.it/2013/05/09/rig-veda/feed/ 2 261
Suonala ancora, Sam https://www.arcweb.it/2013/05/09/suonala-ancora-sam/ https://www.arcweb.it/2013/05/09/suonala-ancora-sam/#comments Thu, 09 May 2013 00:03:03 +0000 http://www.arcweb.it/?p=228 Scrivere un Blog oggi è un atto di coraggio. Ora più che mai “l’Internet” è invaso da una grande massa di utenti avidi di “Mi piace”, di “Meme” ed aggiornamenti di stato ultra-striminziti. La maggior parte dei contenuti che troviamo in rete non vanno oltre le 3-4 righe e sono solitamente un ricettacolo di idee altrui, battute riciclate, gossip, inni all’odio o tifoseria di basso borgo et similia.

Il web logging (Blog, per “i più” di cui dicevo prima) ha superato la sua grande fase di moda e crescita esponenziale e si sta lentamente assestando come fenomeno (per non parlare dei Forum che praticamente stanno diventando una specie di club privè per vecchi aficionados) – il web dopotutto si evolve a grande velocità e con la stessa velocità gli utenti vogliono assorbire informazioni, con sempre minore quantità di contenuti su cui ragionare su. Non per niente il microblogging -à la Twitter- va alla grande.

casablanca2

Cosa diavolo ci facciamo in questo Post, Sam?

Come se non bastasse, non è per niente facile iniziare a scrivere – mi chiedo come potrà essere continuare a farlo su queste pagine da oggi in poi – si avete capito bene: questa volta ho intenzione di fare le cose sul serio.

Per i più perplessi tra voi posso spiegare in poche parole… questo che vi accingete a leggere non è assolutamente il primo Blog che ho aperto – a memoria ci sono stati almeno 3-4 tentativi andati male(da Blogger ad ilCannocchiale passando per il mitico Windows Live Blog), alcuni durati neanche mezzo post (e questo mi ricorda che la mia propensione al blocco prematuro dello scrittore non è cosa recente) ed altri avanzati anche gaudiosamente per diversi mesi fino alla mia totale perdita di interesse. Non voglio dilungarmi sulla mia storia nel mondo dei Blog, per carità, perderei quei già pochi lettori che ancora credono di trovare qualcosa di interessante in queste righe (vi giuro che qualcosa troverete). Coglievo l’occasione per sciogliermi un pochino e rompere le palle il ghiaccio.

Adesso che ci conosciamo meglio sedetevi – posso offrirvi qualcosa? No, ok bene. A questo punto vi starete chiedendo – perchè questa volta dovrebbe essere diverso? Si, ecco… ci siamo quasi.

Dietro questo sito web c’è un criterio molto più ampio… potete notarlo già dalla sua struttura e contenuti (in particolare tutta la sezione dedicata alle reti sociali, di cui vi parlerò ampiamente fino a scassarvi le balle) e l’intento principe è quello di raccogliere su questa pagina web tutte le mie produzioni internettiane e tutto ciò che in questi anni (adesso che ci penso siamo ad 11) in rete ho prodotto (escludendo i lati più scabrosi).

Tutte le mie identità e presenze virtuali (per quanto possibile, ovviamente) verranno aggregate e raccolte in questo portale (dopotutto non sono io stesso il proprietario di tutti i miei contenuti sparsi per la rete… n’evvero Mr. faccialibro?) – per chi di voi è avezzo allo slang da strizzacervelli “niu midia” de noartri questo si definisce social aggregator [nota: avevo già tentato la strada di aggregazione sociale, utilizzando un tool esterno, ahimè non troppo soddisfacente a causa di limiti e pesantezza estrema].

Facebook Conference

Whoops, I shit you again

Ma guardate, c’è anche un Blog… ma bene di questo abbiamo già parlato e non vi annoierò ancora. Per concludere l’utilissimo Portfolio (ma non ci troverete dei soldi dentro), cioè la raccolta (allargata) di tutti i miei lavori, progetti e quant’altro – sicuramente la troverete piuttosto vuota nel momento in cui leggerete questo primo Post, purtroppo ci vorrà un pochino di tempo per sistemare e riempire tutto – potete comunque tenervi occupati ed inizare a conoscermi (appena le pagine di About saranno pronte potrete farlo ancora meglio) dando uno sguardo al Feed sempre presente a lato nella barra dei Widget (lo riconoscete perchè non smette di ruotare come un cane epilettico).

Ricordate quando ho detto che non averei parlato più del Blog? Beh, mentivo. In realtà non vi ho più detto perchè questa volta, dopo innumerevoli tentativi falliti, dovrebbe andare diversamente o dovrebbe comunque aver senso anche solo provarci. Per tornare alle prime righe di questo mio primissimo post nel nuovo Blog, non sono tra coloro che ripudiano il modo in cui la rete si è al momento evoluta, non faccio parte della setta dei “cancelliamoci da Facebook che è lammerda”. Sì esatto, potete cancellare il vostro commento offensivo nei confronto di uno pseudo nostalgico come me (a proposito – No, questo sito non utilizza Disqus come millemila altri Blog che avrete visitato e Sì, potete inviarmi una lettera di reclamo per questo visitando direttamente la sezione apposita).

* papparaà *

* papparaà *

Come imparerete leggendo i miei prossimi articoli (prometto che non saranno tutti pallosi come questo) sono un amante delle reti sociali e del progresso tecnologico raggiunto attualmente anche grazie alla rete, ma per carità, sono assolutamente convinto che ci sia molto, MOLTO più da leggere e sapere oltre ad un semplice Like, Post, Tweet, Hashtag, Meme, Smile, Peep, Fap e papparaà. Ci sono alcuni concetti che non riuscirei neanche ad esprimere su Facebook (ed anche se lo facessi verrebbero comunque ignorati) o che finirei col sintetizzare in talmente poche parole che rischierei seriamente di venir frainteso.

E’ per questo che avere un Blog, per me, ha senso più che mai nell’era del Web 2.0+.

Spero di avervi convinto ed illustrato tutte quelle cose principali che serve sapere per iniziare ad esplorare questo sito web: tanto e TANTO altro c’è ancora da dire ma ci sarà tempo e modo per farlo negli articoli seguenti – alcuni dei punti che ho solo “toccato” in questo primo stralcio di testo verranno senz’altro approfonditi e sviscerati come meritano.

Vi lascio da soli col modulo per condividere adesso… contrariamente a quel che sembra, non morde.

michelangelo2_120

~ COWABONGA!

*ding ding* Hai guardagnato 25exp in “comunicazione”

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